Chi colpisce l'Artrite Reumatoide?
L'AR è diffusa in tutto il mondo senza predilezioni di clima o di razza. Il sesso femminile è più colpito di quello maschile. Il rapporto maschi/femmine è 1 a 3, ma tale differenza tende ad annullarsi con l'età. La malattia è presente in ogni età, ma l'incidenza massima è tra i 30 ed i 70 anni con un picco tra i 40 e i 60 anni. La prevalenza totale nella femmina adulta è tra 0,5-3,2% e nel maschio adulto 0,15-1,3%. Negli Stati Uniti d'America la prevalenza della malattia è del 1%. E' una malattia cronica di grande peso socio-economico. E' associata con una bassa qualità di vita ed ad essa è stata conferita un'alta morbilità.
Quali alterazioni comporta l'AR?
Nel caso di AR il 30% dei pazienti si presenta con alterazioni radiografiche già alla prima osservazione. Queste alterazioni interessano il 60% dei pazienti entro 2 anni dalla diagnosi. Purtroppo le erosioni e le deformità ossee sono irreversibili. Iniziare la terapia con i farmaci di fondo entro i primi 3 mesi dalla diagnosi di AR è cruciale per prevenire le deformità. Un ritardo superiore di 3 mesi risulta deleterio per il futuro delle ossa, visto che il quadro radiografico si altera entro 5 anni come conseguenza del ritardo terapeutico.
Cosa si può fare e come si cura l'AR?
La diagnosi e il trattamento precoci sono necessari per un buon successo terapeutico. Esistono dei farmaci molto promettenti, i farmaci di fondo (DMARDs: disease-modyfing antireumatic drugs) ed i farmaci contro le citochine infiammatorie come TNF-α e IL-1 sono l'ultima arma efficace contro la malattia. Necessari per una terapia di successo sono anche i controlli periodici, del sistema cardiovascolare, del sistema scheletrico e del fegato che diventano bersaglio indesiderato dei farmaci anti-reumatici.
Quando è utile intervenire chirurgicamente nell'AR?
E' importante a questo proposito sottolineare che la scelta del timing della chirurgia diviene cruciale. Appare ragionevole porsi come gold standard l'esecuzione di un intervento di sinoviectomia preventivo delle deformità, piuttosto che il ricorso alla chirurgia ricostruttiva e protesica, inquadrando l'intervento di sinoviectomia come l'arma più affilata a disposizione della terapia medica qualora quest'ultima dimostri perdita di efficacia.
Sulla base della nostra esperienza possiamo affermare che l'approccio terapeutico ideale di prima scelta all'ammalato reumatoide sia in prima istanza quello medico. Allorquando però il trattamento medico, in tutte le sue forme, non sia più in grado di controllare la produzione di panno sinoviale, quest'ultimo deve essere rimosso chirurgicamente prima che crei danni irreversibili alle strutture tendinee ed articolari. Per questo motivo l'ammalato reumatoide dovrebbe essere sempre tenuto in cura da un equipe ortopedica-reumatologica, in grado di disporre di tutti gli strumenti terapeutici più attuali, sia dal punto di vista medico che chirurgico, e di metterli in pratica scegliendo i più adeguati a seconda delle necessità che si presentino, sempre nell'ottica di prevenire la formazione delle deformità.